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Come ogni anno iniziano, in corrispondenza delle piene del fiume Ticino, distacchi e smottamenti ed erosioni progressive.

Il fenomeno è ben noto e le sue implicazioni antropiche sono evidenti e fonte di preoccupazione per chi vive, abita, lavora o ha a che fare in qualche modo con le sponde del fiume azzurro. Gioiello lombardo per biodiversità e bellezza rappresenta un corridoio unico per l’avifauna euro-africana ed una opportunità di sviluppo turistico raro in un’area fortemente industrializzata e con un elevatissimo inquinamento.

Si denuncia lassismo, incuria, scarsa capacità e rapidità di intervento.

Il problema è noto da anni e sistematicamente in periodo di piena i sentieri vengono chiusi e opere di messa in sicurezza più a lungo termine non vengo avviate in un continuo rimandare e procrastinare, magari un giorno ci verrà tolta ‘la terra da sotto i piedi’, questa volta in senso letterale, con qualcuno che se ne finirà a mollo, se non peggio.

Quello che tutti sembrano ignorare è che il problema non è il fiume, che da sempre persegue il suo scopo ma l’ostinazione ridicola di volerlo vincere e controllare. Nell’articolo in allegato è evidente, osservando le foto, quale sia il problema in quel particolare luogo. Campi coltivati su un terrapieno con uno strapiombo di 8 metri su un’ansa del fiume. Il sentiero che li costeggia, man mano che il fiume scava la sponda, si trasforma in una passerella sospesa sull’acqua fino a crollare inesorabilmente.

Il sentiero è un segmento importantissimo per la fruizione turistica dell’area, collegando aree di grande bellezza e facenti parte del complesso sentieristico europeo, nel giro di pochi anni ha perso centinaia di metri cubi di terra, le canalizzazioni abbandonate hanno indebolito ulteriormente la costa e i filari di alberi li a contenere l’erosione sono finiti in acqua già da un pezzo.

Dopo l’ennesimo distacco  una parte di bosco si è trasformato in isolotto e sta scivolando con la corrente impetuosa di questi giorni.

Domande importantissime sorgono: perché è ancora permesso coltivare in aree con queste caratteristiche, a pochi metri dalla sponda del fiume? quanto contribuisce la gestione agricola all’aggravarsi della situazione? in quanto tempo si prevede che l’intera area agricola finisce trascinata via dal fiume? chi va in soccorso dei contadini che subiscono queste perdite?